Il modo di abitare a Milano è cambiato radicalmente, come in altre parti del mondo, in
breve tempo. Si è passati da una città, per esempio, piena di ortaglie seppur vasta quasi
quanto oggi (fine ’800), ad una metropoli ricca di grandi palazzi con ogni comfort. Come si
è arrivati a questo modo di abitare? Senza la pretesa di insegnare niente a nessuno, ma
con l‘umiltà di far vedere quello che a Milano è presente, ho cercato di mostrare questo
cambiamento avvenuto in maniera graduale. Quindi iniziando dalle cascine, passando per
le case di ringhiera e successivamente per le case popolari e gli appartamenti.
La trasformazione è stata notevole: nelle cascine erano assenti servizi igienici, energia
elettrica e gas. Nelle case di ringhiera i servizi erano in comune. Gli appartamenti sono
invece dotati di tutti quei servizi mancanti nella cascina (e anche talvolta di altri che non
sono indispensabili): frigorifero, lavastoviglie, lavatrice, solo per citarne alcuni. In
duecento anni è cambiato completamente il modo di vivere della gente. La parte
interessante è capire come queste persone convivono tra loro. Ecco quindi la suddivisione
nei vari periodi.
In cascina tutti lavoravano per il proprietario perché il fattore ne rispondeva direttamente.
Il luogo di socializzazione era la corte dove, per esempio, i bambini potevano giocare
insieme, senza distinzioni dovute al tipo di lavoro svolto dai loro genitori.
Nelle case di ringhiera, la situazione era diversa, la gente non lavorava per il proprietario
ma faceva altri lavori che non riguardavano il luogo dell’abitare. Il punto di aggregazione
restava la corte interna. L’evoluzione erano le case popolari, spesso costruite da
cooperative sociali che si basavano sulla solidarietà dei soci. Non va dimenticato che nei
piani rialzati delle abitazioni, sia nelle case di ringhiera che popolari, vi erano i negozi.
Questo insieme di case, in un piccolo paese o in un quartiere cittadino, dava luogo ad un
borgo. Successivamente sono sorti i condomini che hanno un sistema abitativo
qualitativamente migliore, col rischio però di isolare troppo gli abitanti fra loro. Per evitare
questo è importante avere nelle vicinanze un luogo di socializzazione.
Le mie fotografie sono un percorso che dal passato vuole arrivare al presente con la poesia
del bianco e nero, che spero di avere comunicato tramite queste immagini, parlando di
questi luoghi che sono vivi e che orgogliosamente ci ricordano il passato.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno aperto le porte delle loro case e cascine per
fotografare gli scorci più significativi delle dinamiche di convivenza nelle loro realtà.
Vi aspetto
Roberto